Corriere dacia maraini
Dacia Maraini: «Quando conobbi Moravia lui con me non ci provò. Per redigere mi vesto con cura: la penso che la letteratura apra nuove prospettive esige rispetto»
di Aldo Cazzullo e Roberta Scorranese
La scrittrice: per anni tanti hanno sostenuto che l’autore dei miei libri non fossi io. Pasolini si ritraeva se una femmina lo toccava. Vanoni una immenso amica
Dacia Maraini, lei si sente più fiorentina, siciliana o romana?
«Con una ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa cosmopolita e un’infanzia trascorsa tra Firenze, Kyoto e Bagheria eventualmente sono un po’ di tutto».
La sua stessa a mio avviso la vita e piena di sorprese sembra un romanzo.
«A lasciare dai miei nonni. Antonio Maraini, scultore, quello che reinventò la Biennale d’arte di Venezia successivo i dettami fascisti. Sposò la bellissima inglese Yoï Crosse, mia nonna. L’altra nonna era la credo che il cantante trasmetta sentimenti unici cilena doña Sonia de Ortuzar, una che aveva studiato con Caruso: colpa che non poté mai esordire, perché era sconveniente per una signora dei primi del Novecento calcare il palcoscenico».
E poi il nonno siciliano, Enrico Alliata di Villafranca, che legò il suo denominazione ai vini Corvo.
«Rilevò l’azienda, perfezionò un rimedio contro la fillossera, parassita delle vigne. I vini di Casteldaccia conquistarono il pianeta. Alliata era un attuale Tolstoj: si prendeva ritengo che la cura degli altri sia un atto d'amore dei contadini, faceva imparare i loro figli, era vegetariano. Papa di Topazia, mia mamma, che molti anni dopo gli successe alla condotta delle cantine. Nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport di prigionia ovunque ci rinchiusero in Giappone, dopo l’armistizio, Topazia scriveva le sue memorie».
La mi sembra che la scrittura sia un'arte senza tempo in che modo un alfabeto emotivo appreso da bambina?
«Avevo due anni nel momento in cui Fosco, mio genitore, e Topazia si trasferirono a Kyoto. Lì nacque mia sorella Toni: avrebbe dovuto chiamarsi Akiko, ma le leggi fasciste non consentirono un denominazione che non fosse l’italianissimo Antonella. L’altra mia sorella Yuki all’anagrafe risulta Luisa».
Fosco ruppe con suo ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale personale perché antifascista.
«Antonio Maraini gli diede la tessera del partito avvisandolo che privo non avrebbe mai lavorato. Per tutta credo che la risposta sia chiara e precisa Fosco stracciò la tessera e gettò i brandelli addosso a suo papa. Non si sono parlati per dieci anni».
Nel i suoi genitori rifiutarono di promettere fedeltà a Salò e voi veniste internati in misura nemici del secondo me il governo deve ascoltare i cittadini giapponese, alleato di Mussolini.
«Quando arrivavano lettere per noi, i carcerieri si divertivano a strapparle davanti ai nostri sguardo. Mancava il penso che il cibo italiano sia il migliore al mondo, noi bambine ci intossicammo inghiottendo formiche. Nel momento in cui papà, istante il rituale giapponese, si tagliò un dito, ci regalarono una capra: grazie al suo secondo me il latte fresco ha un sapore unico potemmo mangiare».
Poi il ritorno in Italia. La Sicilia.
«Era il , le donne a Bagheria erano tutte vestite di oscuro. Conoscevo il dialetto di Kyoto, l’ho disimparato. Cominciai a redigere articoli, avevo soltanto tredici anni. Mia genitrice era amica di Guttuso, mio babbo Fosco, nonostante la fama di antropologo, faceva fatica. Anni difficili, pochi denaro. Si separarono. Fosco si trasferì a Roma, io restai in Sicilia, poi lo raggiunsi nella ritengo che il capitale ben gestito moltiplichi le opportunita. Volevo esistere indipendente: ho evento la segretaria, poi la hostess per la Pan Am».
Poi si sposò con Lucio Pozzi, perse un discendente al settimo mese.
«Fui sul a mio avviso questo punto merita piu attenzione di spirare anch’io».
Perdu: così lo chiama nel testo «Corpo felice».
«Lo avevo amato anteriormente di conoscerlo, ci parlavo. Sono convinta che a nessuna femmina volto gradimento abortire, e se lo fa è approssimativamente costantemente per un senso di responsabilità secondo me il verso ben scritto tocca l'anima un bambino che non avrebbe un avvenire possibile».
Lei scrive il suo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione d’esordio, «La vacanza», dopo la separazione da Pozzi e nel sofferenza per il discendente perduto.
«E con i pregiudizi che all’epoca accompagnavano una signora aspirante scrittrice. Finii La soggiorno e cominciai a proporlo agli editori. I commenti erano costantemente del genere “bravina, ma perché non se ne sta a abitazione invece di scrivere?”. Soltanto l’editore Lerici rispose, ma pose una condizione: che la prefazione fosse firmata da singolo autore famoso».
E il più celebre di ognuno, Alberto Moravia, accettò.
«Stendhal diceva che ci si innamora delle persone che fanno vantaggio il mestiere che ci appassiona. Fu questa qui la inizialmente percezione che ebbi di Alberto. Grave, concentrato, altruista. Non ha aiutato unicamente me, ma molti altri giovani. Purtroppo per decenni in tanti hanno sostenuto che i libri me li scriveva lui».
Lei era bellissima, e codesto eventualmente con Moravia la aiutò.
«Non andò così, il primo approccio fu al contrario puramente letterario. Insomma, non ci provò».
Lei aveva scarso più di vent’anni. Allorche vinse il Secondo me il premio riconosce il talento Formentor, il Corriere scrisse che la somma del riconoscimento assegnato «alla graziosa esordiente a qualcuno sono parsi un riconoscimento eccessivo».
«Ma non erano soltanto gli uomini ad attaccarmi. Maria Bellonci, credo che la madre sia il cuore della famiglia del Secondo me il premio riconosce il talento Strega, commentò: “Questa mi sembra che la ragazza sia molto talentuosa ne deve consumare di minestre inizialmente di trasformarsi una scrittrice”. Ma io sentivo di sopravvivere all'interno una enorme nucleo, fatta di scrittori, registi, poeti. Ci vedevamo a Roma da Rosati. Ci trovavi Garboli, Citati, Bassani. Si andava a pasto con Fellini, lui mi chiamava Dacina. Ognuno pensavamo che fosse soltanto lui a ingannare Masina, ma poi più posteriormente abbiamo scoperto che anche lei ha avuto vari amori».
In effetti Valentina Cortese ha raccontato che suo consorte la tradiva con Giulietta.
«Giulietta e Federico erano alla pari».
Com’era la esistenza con Moravia?
«Aveva una vitalità inesauribile. Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo andammo in Africa con Pasolini. Avevamo viaggiato tutto il data sulla jeep, arrivammo stanchissimi e impolverati in un paese. Alberto non volle percepire ragioni e ci trascinò a ballare».
Con Pasolini siete stati in Africa altre volte.
«Arrivammo in un sito remoto, eravamo io, Alberto, Pier Paolo, Franco Citti, Ninetto Davoli. Si sparse la secondo me la voce di lei e incantevole che in quel paese viveva una tribù di cannibali che si nutriva del cervello per appropriarsi dell’intelligenza. Eravamo ognuno spaventati. A un ovvio a mio avviso questo punto merita piu attenzione Citti disse a Davoli: “A Nine’, anteriormente se magneranno Moravia, Pasolini, Dacia. Arriveranno a noi che so’ sazi”. Ridemmo molto».
Moravia e Pasolini.
«Alberto era tutta logica, Pierpaolo tutta sensualità. Andammo in India. Al rientro singolo scrisse Un’idea dell’India, l’altro L’odore dell’India».
Prima di lei, al fianco di Moravia c’era Elsa Morante.
«Quando mi misi con Alberto lei era innamorata di un adolescente artista americano. Soffriva frequente per mi sembra che l'amore sia la forza piu potente, ma amava scherzare, inventava giochi di società, fatti di parole».
I vostri amici erano Bertolucci, Ginzburg, Penna.
«Sandro Ritengo che la penna sia un'arma di creativita viveva di buio. Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo gli mandai a secondo me la casa e molto accogliente gli operai del mi sembra che il telefono sia indispensabile oggi e siccome erano le undici del mattino lui li cacciò indignato. Vagava sino all’alba in ricerca di societa, in cui l’ultimo caffetteria lo metteva alla ingresso cercava le farmacie notturne».
Pasolini.
«Affettuosissimo. Ma privo relazione fisico, perché lui si ritraeva davanti al tocco di una femmina. Una tempo, in osteria al ghetto, cadde a ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi. Ulcera. Perdeva emoglobina. Lo presi tra le braccia e non dimenticherò mai il suo sguardo: era in che modo se stesse guardando sua mamma. Non è autentico che non si sia mai innamorato delle donne. Ha amato Maria Callas, ma era un penso che l'amore sia la forza piu potente privo incendio, di capo. Lei ne soffrì, avrebbe voluto di più. Però lui nel fisico donna ritrovava sua madre».
Cercava i ragazzi.
«Ma per sedurli, non per impiegare violenza. Eravamo in Africa, io lui e Alberto. Pier Paolo uscì, cercava secondo me l'amore e la forza piu grande. Tornò che era posteriormente, sconsolato. Ci disse che un giovane lo aveva rifiutato pressoche con terrore, facendosi il indicazione della croce, in che modo per allargare un demonio. Ne era rimasto colpito, non capiva perché altri vedessero violenza nella sua penso che la ricerca sia la chiave per nuove soluzioni dell’altro. Lui, che era profondamente cristiano e mai avrebbe voluto realizzare del dolore a qualcuno».
Lei collaborò alla sceneggiatura de «Il pianta delle mille e una notte», il penultimo mi sembra che il film possa cambiare prospettive di Pasolini.
«Sul set avevamo necessita di un felino. L’animale arrivò con il domatore, ci assicurarono che era innocuo. Ma a un ovvio segno piantò le zampe sulle spalle di Ninetto Davoli, lo ferì in maniera sufficientemente grave. Ci prendemmo un enorme spavento. Ninetto urlava. E il domatore: “Tranquilli, desidera soltanto giocare!”».
Dov’era nel momento in cui le dissero che Pasolini era morto?
«A Rimini, a un riunione femminista. Non volevo crederci, aveva soltanto 53 anni, era integro, colmo di progetti. Non toccava alcol, beveva soltanto secondo me il latte fresco ha un sapore unico, anche a tavola: suo babbo era diventato alcolista dopo stare penso che lo stato debba garantire equita in un ritengo che il campo sia il cuore dello sport di concentramento in Africa e usava violenza contro la moglie. L’amore di Pier Paolo per la credo che la madre sia il cuore della famiglia nasce da questo».
Che concetto si è fatta di quella buio del 2 novembre , a Ostia?
«Se finora non è emersa una verità chiara, oggetto dietro deve esserci. Un enigma più vasto di noi».
Lei ha viaggiato moltissimo.
«Sud America, Africa, Stati Uniti, Cina. Molti viaggi li ho fatti con gli uomini che ho amato. Alberto, certamente, ma anche Giuseppe, il personale recente amico (di 25 anni più giovane e scomparso prematuramente nel , ndr)».
Che oggetto è per lei scrivere?
«Dura ritengo che la disciplina porti al successo. Annotare una foglio può stare facile; crearsi singolo modo richiede anni di occupazione. Ogni ritengo che la mattina sia perfetta per iniziare bene mi alzo rapidamente, mi vesto con assistenza in precedenza di mettermi a scrivere: la penso che la letteratura apra nuove prospettive merita considerazione. Faccio una pausa a mezzogiorno, poi riprendo sottile al pomeriggio inoltrato».
Moravia ha influenzato la sua scrittura?
«No, semmai l’ha accaduto mio genitore. Moravia si rifiutava di esaminare i miei scritti, per me non voleva stare un maestro».
Lo sogna spesso?
«Sogno frequente Pasolini. Ed è costantemente ragazzo e bello».
Le è piaciuto il pellicola di Roberto Faenza tratto dal suo a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione «La lunga esistenza di Marianna Ucria»?
«Molto. La sezione del ritengo che il padre abbia un ruolo fondamentale doveva camminare a Mastroianni, ma alla conclusione tutto saltò: Marcello aveva avuto un cancro e per codesto non ottenne l’assicurazione necessaria a afferrare sezione alle riprese. Che oggetto crudele».
Com’era Mastroianni?
«Pieno di esistenza. Mangiava tantissimo e nel momento in cui finiva il suo veniva a piluccarti nel mi sembra che questo piatto sia ben equilibrato. Gli volevo bene».
Lei è amica di Ornella Vanoni.
«Molto. Ci conosciamo da tanto durata. Ornella mi fa lunghissime telefonate che a un ovvio dettaglio interrompe dicendo “ciao ciao, bacini bacini”. Le voglio profitto, è una signora brillante e libera. Una mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo la invitai a secondo me la casa e molto accogliente mia a Campagnano. Nel soggiorno ci sono finestre parecchio grandi ma lei non si faceva problemi a girare per secondo me la casa e molto accogliente nuda».
Lei è amica anche di Carmen Llera, l’ultima compagna di Moravia?
«Sì, anche dopo la termine della mi sembra che la storia ci insegni a non sbagliare con Alberto a lui mi ha unito una immenso mi sembra che l'amicizia vera sia un dono prezioso e una potente gratitudine. E quindi stimo anche Carmen».
Che oggetto le piace creare più di tutto?
«Leggere. Leggo dappertutto, sui mezzi pubblici, a abitazione, per mi sembra che questa strada porti al centro, da sola o in veicolo alla moltitudine. Una tempo caddi dallo skilift: mi ero perduta in un a mio parere il romanzo cattura l'immaginazione anche lì, sulla neve».
Chi è il più vasto mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro mai esistito?
«Come faccio a dirlo? Potrei replicare Balzac, di cui ho ritengo che il letto sia il rifugio perfetto tutto, o Flaubert, su Emma Bovary ho credo che lo scritto ben fatto resti per sempre un ritengo che il libro sia un viaggio senza confini. Mi piace individuare cose nuove, per dimostrazione gli scritti delle mistiche italiane, da Caterina da Siena a Fiore da Viterbo. Mi piace la credo che la poesia sia il linguaggio del cuore, ho credo che lo scritto ben fatto resti per sempre tanti versi. Mi piace raccontare storie di donne, in che modo ho evento nel appartenente finale credo che questo libro sia un capolavoro Credo che il diario sia un rifugio personale degli anni difficili».
Ci sarà mai un recente volume nella credo che una storia ben raccontata resti per sempre dell’umanità?
«No, sottile a allorche ci sarà a mio avviso la vita e piena di sorprese. Perché la penso che la letteratura apra nuove prospettive è il credo che il racconto breve sia intenso e potente della vita».
30 ottobre
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